Noi, responsabili di La Paix Maintenant e di JCALL, abbiamo chiesto la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele fin dalla nascita dei nostri movimenti. I palestinesi hanno diritto al proprio Stato, come gli ebrei ottennero il loro nel 1948.
Abbiamo fondato La Paix Maintenant nel 1980 per sostenere il movimento israeliano Shalom Akhshav (Peace Now), che fin dalla sua nascita in Israele si oppone all’occupazione e alla colonizzazione della Cisgiordania e di Gaza. Abbiamo sostenuto tutte le iniziative di pace che si sono succedute affinchè Israele si ritirasse da quei territori in virtu’ di un accordo e venisse creato uno Stato palestinese accanto a Israele, con confini sicuri e riconosciuti. Nel 2010 abbiamo lanciato JCALL, un appello alla ragione di cittadini europei ebrei profondamente legati al futuro e alla sicurezza di Israel (www.jcall.eu), perché consapevoli del pericolo che rappresenta per Israele la prosecuzione dell’ occupazione e della costruzione di insediamenti ebraici in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est.
Finora il nostro impegno non mirava a istituire immediatamente uno Stato palestinese, ma a sostenere i piani e le iniziative perché ciò avvenisse. Questi si sono sempre basati su alcuni principi che tengono conto della realtà sul terreno e rispondono alle legittime aspettative di entrambi i popoli: creazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza, con uno scambio di territori per limitare il numero di israeliani da evacuare ed assicurare ai palestinesi continuità territoriale in Cisgiordania e una connessione con la Striscia di Gaza; smilitarizzazione dello Stato palestinese; divisione di Gerusalemme con l’inclusione dei quartieri arabi nello Stato palestinese; rinuncia al diritto al ritorno in Israele dei rifugiati arabi del 1948 e dei loro discendenti, in modo da porre fine in modo definitivo a questo conflitto centenario e affinché il futuro Stato palestinese non diventi una piattaforma per ulteriori rivendicazioni sull’intero territorio della Palestina mandataria; e infine, il reciproco riconoscimento dei due Stati e della loro legittimità .
Abbiamo sostenuto gli accordi di Oslo, che avrebbero dovuto portare alla creazione di uno Stato palestinese conferendo all’ Autorità palestinese uno status di graduale autonomia sulle principali città della Cisgiordania e poi sugli altri territori. Ma il processo di Oslo è fallito. Il temporaneo è diventato permanente; il regime di occupazione della zona C, che rappresenta quasi il 60% della Cisgiordania ed è soggetto all’amministrazione israeliana, ha portato a una colonizzazione accelerata e ha minato la fattibilità di un futuro Stato palestinese. Lo status quo, già incerto, è crollato dopo i massacri del 7 ottobre perpetrati da Hamas in Israele e la guerra che ne è seguita a Gaza. Oggi il governo israeliano moltiplica i progetti di colonizzazione in Cisgiordania, dove le violenze dei coloni si moltiplicano senza un intervento dell’ esercito. E la guerra a Gaza continua, senza che il governo israeliano abbia definito una strategia per la gestione di questo territorio una volta terminata la guerra. Dopo piu’ di 19 mesi di conflitto, Hamas non è ancora stato completamente sconfitto, la maggior parte degli ostaggi è stata liberata solo grazie a negoziati, e il numero di vittime civili palestinesi è ingiustificabile e ci sconvolge tutti.
Di fronte a questa situazione, riteniamo necessario compiere un nuovo passo. Non ci si può piu’ accontentare di dichiarazioni di principio sulla soluzione dei due Stati, che rimane ancora l’unica soluzione ragionevole per porre fine a questo conflitto. Poichè siamo legati a Israele in quanto Stato ebraico e democratico, aperto al mondo, perchè rifiutiamo che Israele continui ad occupare e dominare un altro popolo, e perchè desideriamo che anche questo popolo possa disporre di uno Stato libero e indipendente accanto a Israele, che chiediamo il suo riconoscimento. Questo riconoscimento non è affatto, come sostengono alcuni, un regalo fatto ad Hamas, che si oppone all’ esistenza di Israele e rivendica uno Stato islamico dal fiume al mare. E’ l’unica possibilità per permettere ai due popoli di vivere, un giorno prossimo, in sicurezza nei rispettivi Stati.
Sosteniamo il progetto di inserire questo riconoscimento da parte della Francia in un piano di pace regionale che preveda: un cessate il fuoco permanente a Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi; la ricostruzione di Gaza con il sostegno dei paesi arabi e occidentali; l’ istituzione di una gestione civile del territorio con la partecipazione di palestinesi ma senza Hamas, la sua smilitarizzazione, e il riconoscimento dell’ esistenza di Israele da parte dei paesi arabi che ancora non lo hanno fatto.
Il riconoscimento da parte della Francia della Palestina che sarebbe probabilmente seguito da altri paesi europei rafforzerebbe lo statuto della Palestina come Stato sulla scena internazionale e le permetterebbe, a tempo debito, di avviare negoziati da Stato a Stato con Israele, in particolare sulla questione dei confini. Non è piu’ possibile condizionare oltre il riconoscimento dello Stato di Palestina. E’ ora il momento di riconoscerlo.
David Chemla, Giorgio Gomel, Alexandre Journo, Meïr Waintrater, Alain Rozenkier