Intervista a Giorgio Gomel, attaco contro i ONG pacifiste israeliane

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Shtulim è un termine ebraico che significa “infiltrato”. Secondo l’associazione di estrema destra Im Tirtzu, quattro attivisti ebrei di note organizzazioni non governative pacifiste israeliane sono degli infiltrati di Germania, Olanda, Unione europeae Norvegiaallo scopo di infamare l’esercito più morale del mondo e l’unica democrazia del Medio Oriente. Per rendere più convincente l’accusa di tradimento e anti-patriottismo, Im Tirtzu ha confezionato un video in cui si vede un giovane con pelle scura, capelli neri e sguardo torvo mentre brandisce un coltello (chiaro riferimento alla cosiddetta “Intifada dei coltelli” in corso da 3 mesi) e in sovrimpressione volti e nomi degli attivisti definiti “spie”. Tra queste Ong, le più note, Breaking the silence e  B’Tselem, sono sotto attacco non solo della destra extraparlamentare ma anche del governo conservatore-re-ligioso guidato da Netanyahu.

 

Il ministro dell’Educazione, Naftali Bennett , leader del partito dei coloni “Focolare ebraico”, ha vietato agli ex soldati di Breaking the silence di andare nelle scuole a spiegare come si comporta l’esercito in Cisgiordania e gli abusi perpetrati dai militari contro i palestinesi.

 

“Finora gli estremisti di destra non si erano mai spinti fino al punto di mettere alla berlina connazionali ebrei che non hanno compiuto alcun reato. Si tratta di un pericoloso riflesso del clima d’odio che destra ultra-religiosa ecoloni hannogeneratoverso chi la pensa diversamente, verso chi è a favore della fine dell’occupazione”, dice Giorgio Gomel coordinatore di JCall, associazione di ebrei europei impegnati a sostenere la soluzione dei due Stati. Secondo Gomel questo video, ripreso e giustificato dai media filogovernativi, non sarebbe mai stato realizzato se non ci fosse stato questo forte sbilanciamento a destra dell’establishment. “È la prima volta che il capo del Mossad, l’intelligence israeliana, proviene dalla destra religiosa. Yossi Cohen, nominato a inizio mese, s’è formato in una Yeshiva (scuola ortodossa). Ed è anche la prima volta che il direttore dello Shin Beit (spionaggio interno) Yoram Cohen è oltre che un ex studente ortodosso un ex colono, così come Roni Alsheikh, capo della polizia”. Entrambi portano la kippah, copricapo usato dagli ebrei osservanti. PRIMA DI LORO i responsabili della sicurezza non avevano mai abitato in una colonia nei Territori Occupati, né avevano una formazione religiosa. È inoltre la prima volta che un giudice della Corte Suprema è un colono, si tratta di Noam Sohlberg. La tradizione ha iniziato a capovolgersi col precedente governo Netanyahu quando sono entrati al governo esponenti del partito di riferimento dei coloni e dei partiti religiosi ultraortodossi.

 

L’ex capo dello Shin Beit, Yuval Diskin, al contrario del suo successore, è un laico, che si è subito schierato contro la demonizzazione di Breaking the silence. Che è stata fondata dieci anni fa da Yehuda Shaul, un soldato di formazione ortodossa rimasto scioccato dalle angherie commesse dai suoi commilitoni contro i civili palestinesi a Hebron. I suoi membri, tutti ex soldati religiosi, realizzano tour per mostrare a studenti israeliani e stranieri la difficile esistenza di chi vive sotto occupai ione e le violazioni delle norme che gli eserciti occupanti sono tenuti a osservare, sancite dalla Iv Convenzione di Ginevra.

 

“L’opinione pubblica è imbevuta della propaganda diffusa dalla maggior parte dei media, specialmente da Israel Hayom, quotidiano più diffuso perché gratis di proprietà del re dei casino americani, SheldonAdelson, intimo amico di Bibi nonché sostenitore di Donald Trump”, spiega al Fatto il professor Daniel Bar Tal, titolare della cattedra di psicologia a Tel Aviv. Ma il premier sembra un moderato rispetto ad alcuni suoi ministri, come Aylet Shaked, titolare del dicastero della Giustizia, esponente di punta, subito dopo Bennett, di Focolare ebraico o Uri Ariel, ministro dell’Edilizia, che vive in un insediamento. Spesso il premier ha dovuto fare buon viso alle loro critiche, a cui si sono aggiunte quelle ancor più dure di Hagai Ben Artzi, il fratello della onnipresente e aggressiva moglie Sarah. Artzi è un colono convinto, fa parte del comitato degli insediamenti,strenuooppositore alla nascita di uno Stato palestinese e ha chiesto le dimissioni del cognato quando nel 2011 negoziò con Hamas uno scambio di prigionieri per ottenere il rilascio del caporale Gilad Shalit.

 

Il Fatto quotidiano, 19 decembre 2015

 

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