Negoziare invece che riscrivere la Storia

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Il primo ministro d’Israele ha superato ogni limite di decenza, insultando in una stessa frase il popolo ebraico e quello palestinese.

Venti anni fa, partecipando a manifestazioni a Gerusalemme in cui il primo ministro di allora Rabin era raffigurato in uniformi naziste, è stato per ciò corresponsabile del destino tragico di Yitzhak Rabin. Già allora ostentava la sua propensione a usare a fini strumentali la Shoah per interessi politici di breve termine.

Oggi la sola risposta di Netanyahu all’ondata di violenza che attanaglia Israele e la Palestina è quella di “nazificare” i palestinesi assimilandoli come un tutt’uno all’infame Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini e perciò di deleggitimarli in quanto possibili partners per contenere le violenze.

Paralizzato dalla sua impotenza, incapace di riconoscere la sua parte di responsabilità nella violenza estesasi alla regione, insulta il popolo ebraico distorcendo gli accadimenti storici per suoi interessi e assolvendo Adolf Hitler delle sue colpe nel genocidio.

Chi mai avrebbe immaginato che un giorno un primo ministro di Israele sarebbe stato richiamato all’ordine circa la verità storica della Shoah da un governo tedesco ?

Questo comportamento indegno e le sue conseguenze devono suscitare sconcerto e sdegno fra gli ebrei d’Israele e della Diaspora.

Atteggiandosi da sempre a difensore della sicurezza degli ebrei nel mondo, Netanyahu contribuisce invece ad acuire la loro insicurezza, attizzando ovunque il conflitto fra ebrei ed arabi.

La sua incapacità nel prendere la minima iniziativa per porre fine al conflitto, la sua arroganza cieca acuiscono l’ostilità verso lo stato di Israele, il suo isolamento e i tentativi di delegittimarlo.

La violenza non può essere fermata con la violenza, ma soltanto con il coraggio di una ripresa dei negoziati e con la volontà seria delle due parti in lotta di accettare i compromessi che un accordio di pace esige

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