Siamo tutti profughi

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Le immagini dei profughi, bambini, adulti e anziani, che marciano lungo binari o strade d’Europa, che passano con fatica sotto barriere di filo spinato per oltrepassare una frontiera o quelle di gente ammassata su imbarcazioni di fortuna alla deriva lungo le coste del Mediterraneo, sembrano finalmente destare le coscienze.

L’immagine di Aylan, il bambino siriano annegato su una spiaggia della Turchia che ha dato un volto a migliaia di altri bambini e adulti scomparsi in mare nell’indifferenza dell’estate, è divenuta il simbolo di questa tragedia.

Allorchè i leaders europei cercano di rispondere a questa sfida, fra le più importanti di questo inizio di secolo, non possiamo non ricordare altre immagini, quelle di milioni di ebrei in fuga dalla violenza nazista che non trovarono tranne qualche eccezione alcun porto di accoglienza. Navi come il St.Louis o il Patria che percorsero i mari nella vana ricerca di un rifugio o di altre come lo Struma che affondarono con centinaia di passeggeri a bordo restano nella memoria come testimonianze dell’indifferenza del mondo di allora.

Anche per questo dobbiamo essere fra i primi a mobilitarci per esigere dai governi dei nostri paesi l’apertura delle porte d’Europa a questi profughi che non hanno alternativa alla fuga dai loro paesi dove sono perseguitati e cacciati dalle guerre in atto.

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