Verso una terza intifada ?

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Non siamo purtroppo sorpresi nell’osservare ancora una volta il determinarsi di una situazione esplosiva nei territori occupati. Ripetiamo da tempo che offrire come orizzonte politico a israeliani e palestinesi lo status quo, come da anni fa il governo Netanyahu, equivale a giocare col fuoco. Immaginare che Israele e Cisgiordania possano essere un’isola di stabilità in una regione in pieno caos da quattro anni rivela una pericolosa cecità .

 

Allorché un nuovo grado di violenza e’ stato raggiunto con l’assassinio dei coniugi Henkin di fronte ai loro quatto figli su una strada della Cisgiordania e poi di ebrei accoltellati mentre si stavano recando con le famiglie al Muro del Pianto, il mondo paventa lo scoppio di una nuova intifada. Ma questi atti terroristici, istigati almeno in parte da Hamas, così come gli episodi di violenza che si susseguono ogni giorno, riflettono la disperazione dei palestinesi che come in altre occasioni fa il gioco degli oltranzisti. Nel condannare con forza questi atti terroristici – cosa che Mahmud Abbas non ha fatto – non possiamo ignorare la sequenza di eventi che li hanno preceduti : la continua espansione degli insediamenti, la morte di numerosi palestinesi uccisi nei mesi scorsi in scontri con l’esercito israeliano – un caso eclatante e’ stato quello doloroso di Ahmed Khatatbeh che affetto da sordità non aveva potuto udire l’ordine di arresto ad un posto di blocco – , il fatto che non siano stati ancora arrestati gli estremisti ebrei colpevoli dell ‘assassinio della famiglia palestinese nel villaggio di Duma quando secondo le dichiarazioni del Ministro della difesa Yaalon i loro nomi sono noti…. È’ ora di trarre conclusioni da questa litania senza fine in cui le due parti in lotta oppongono le proprie vittime a quelle dell’altra.

 

Nonostante gli appelli alla calma da parte dell’Autorita’ palestinese, che soggetta a critiche crescenti da parte della popolazione aveva nelle settimane precedenti incoraggiato le manifestazioni al Monte del Tempio, la situazione rischia di degenerare. Il primo ministro israeliano, osteggiato dai suoi alleati di governo all’estrema destra e anche all’interno del suo stesso partito, fatica a contenere le posizioni più radicali. Nel contesto attuale non è difficile temere le ripercussioni di una terza intifada che farebbe il gioco delle forze islamiste nella regione.

 

Per questo ci rivolgiamo ai Leaders americani ed europei perché riprendano in mano la questione con urgenza e dopo l’accordo sul nucleare iraniano facciano del conflitto israelo-palestinese una priorità della diplomazia occidentale.

Facciamo appello al governo francese perché sottometta al Consiglio di sicurezza la risoluzione su cui sta lavorando da tempo.

Facciamo appello all’Amministrazione Obama perché non opponga un veto a questa risoluzione che fisserebbe i parametri di una soluzione a due stati del conflitto.

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