Il capo del governo ungherese Orban visiterà Israele il 18 luglio. Qualche protesta dai partiti d’opposizione, ma Netanyahu predilige le sante alleanze con la destra dominante nell’ Est europeo, anche se intrisa di xenofobia e rigurgiti antisemiti, ma solidale con Israele rispetto alle posizioni maggioritarie dei paesi della UE tiepidamente critiche verso Israele circa il persistere dell’occupazione, l’espansione degli insediamenti, le demolizioni di case a Gerusalemme e in Cisgiordania, le violenze sulla barriera di frontiera di Gaza, ecc.
D’altra parte non mancano affinità elettive fra i due governi circa l’atteggiamento verso i profughi, il razzismo e la retorica virulenta contro le ONG di sinistra e di difesa dei diritti umani. Nell’autunno dell’anno scorso, malgrado la protesta dell’Ambasciatore israeliano di Israele contro la diffusione di articoli, manifesti nelle strade, trasmissioni radioTV diretti contro George Soros e gravidi di stereotipi antiebraici, Netanyahu, in visita di stato a Budapest, non ha reagito, almeno pubblicamente, esprimendo critiche al governo di Orban. Soros, che sostiene ONG israelo-palestinesi dedite alla difesa dei diritti umani e della pace, è evidentemente un avversario per la destra al potere in Israele più ostico dello stesso Orban. Per il governo di Israele l’appoggio, anche se strumentale e provvisorio, della destra pur inquinata dall’antisemitismo ma accanita avversaria dell’Islam è una seduttiva lusinga. Un’illusione purtroppo che la storia dolorosa degli ebrei d’Europa dovrebbe avere demistificato.