Cari amici e colleghi,
Come membri e sostenitori di J-Link, la rete internazionale delle organizzazione ebraiche progressiste, vogliamo condividere la nostra profonda preoccupazione, avvalorata dalle analisi di esperti diplomatici e di sicurezza , riguardo all’intenzione di Israele di procedere con l’annessione di parti della Cisgiordania.
Poco tempo rimane per convincere i governanti israeliani a rinunciare a questa mossa sconsiderata. Con l’appoggio dell’amministrazione Trump il Primo Ministro israeliano Netanyahu pretende di perpetuare il mito che la realtà sul terreno abbia più forza del diritto internazionale. Questo è il momento in cui gli israeliani devono attentamente considerare le conseguenze dell’annessione per la sicurezza regionale e le relazioni internazionali.
Una petizione di recente resa pubblica, sottoscritta da 220 ex alti ufficiali dell’esercito, del Mossad e della polizia membri dell’associazione “Comandanti per la sicurezza di Israele”, afferma che l’annessione provocherà una reazione a catena al di fuori del controllo di Israele e condurrà alla disintegrazione dell’Autorità palestinese. Ciò richiederà a Israele di riprendere il possesso dell’intera Cisgiordania e di assumersi la responsabilità delle vite di 2.600.00 abitanti palestinesi.
L’accordo di coalizione raggiunto tra Netanyahu e Gantz include articoli che consentono al governo entrante di accelerare il processo di annessione entro il 1 Luglio. Nonostante l’ammissione della necessità di discutere la questione con la comunità internazionale, l’unico impegno vincolante è quello di coordinarsi con l’amministrazione USA. Come è stato già per il piano di Trump “ Peace to Prosperity”, i palestinesi anche in questo caso non avranno nessuna voce in capitolo.
E’ importante notare, comunque, che l’articolo 28 dell’accordo di coalizione menziona anche la volontà del governo di mantenere gli accordi di pace preesistenti, indicando con ciò che Giordania ed Egitto potranno esercitare un’ influenza particolare nelle decisioni in materia.
Per il Regno hashemita di Giordania, paese che ospita numerosi profughi palestinesi , l’annessione rischia di mettere in crisi il governo e di forzarlo a riconsiderare il trattato di pace con Israele. Lo stesso trattato tra Israele ed Egitto rischia di essere messo a repentaglio. Inoltre, le azioni di Israele sono destinate a compromettere i rapporti tra questo e i paesi democratici nel mondo.
L’annessione unilaterale è illegale secondo il diritto internazionale e contravviene a tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU riguardanti il conflitto israelo-palestinese, particolarmente la risoluzione 2334 del dicembre 2016. Se portata a termine l’annessione significherà la fine della soluzione “due popoli due stati” e cancellerà per i Palestinesi ogni speranza di realizzare la propria autodeterminazione con metodi non violenti.
Inoltre in seguito all’annessione Israele diventerà uno stato che discrimina in modo ufficiale il popolo palestinese in base all’etnia, privandolo dei diritti civili; ciò sarà la fine di Israele come paese democratico così come lo conosciamo. L’annessione non comporta solo la fine delle aspirazioni del popolo palestinese all’indipendenza, ma anche dei valori fondanti dello stato di Israele sanciti nella Dichiarazione di indipendenza del 1948. Vi è anche il rischio di un’ondata di delegittimazione di Israele e di ulteriori episodi di antisemitismo . L’annessione metterà in pericolo infine i rapporti tra Israele e gli ebrei progressisti nel mondo per i quali le ragioni dei diritti umani, dell’uguaglianza e della democrazia sono principi essenziali.
Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Israele di unirsi a noi nel convincere il governo ed il popolo di Israele che il prezzo che Israele pagherà con l’annessione sarà troppo alto, insopportabile.
Il Comitato di Coordinamento di J-Link
la foto : Jewish settlers stand at a viewpoint overlooking the West Bank city of Jericho from the Jewish settlement of Mitzpeh Yeriho, January 26, 2020.