L’annessione mette in pericolo la sicurezza e la democrazia di Israele. Un appello al mondo ebraico

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Maggio 2020

Cari amici e colleghi,

Come membri e sostenitori di J-Link, la rete internazionale  delle organizzazione ebraiche  progressiste,  vogliamo condividere la nostra profonda preoccupazione, avvalorata dalle analisi di esperti diplomatici e di sicurezza , riguardo all’intenzione di Israele di procedere con l’annessione di parti della Cisgiordania.

Poco tempo rimane per convincere i governanti israeliani a rinunciare a  questa mossa sconsiderata.  Con l’appoggio dell’amministrazione Trump il Primo Ministro israeliano Netanyahu pretende di perpetuare il mito  che la realtà sul terreno abbia più forza del diritto  internazionale. Questo è il momento in cui gli israeliani devono attentamente considerare le conseguenze dell’annessione  per la sicurezza regionale   e le relazioni internazionali.

Una petizione di recente resa pubblica, sottoscritta da 220 ex alti ufficiali dell’esercito, del Mossad e della polizia  membri dell’associazione “Comandanti per la sicurezza di Israele”,  afferma che l’annessione provocherà una reazione a catena al di fuori del controllo di Israele e condurrà alla disintegrazione dell’Autorità palestinese. Ciò richiederà a Israele di riprendere  il possesso dell’intera Cisgiordania e  di assumersi  la responsabilità delle vite di  2.600.00 abitanti palestinesi.

L’accordo di coalizione raggiunto  tra  Netanyahu e Gantz include articoli che consentono al  governo entrante di accelerare il processo di annessione   entro  il 1 Luglio. Nonostante l’ammissione della  necessità di discutere la questione con la comunità internazionale,   l’unico  impegno vincolante è quello di coordinarsi con l’amministrazione USA. Come è stato  già per  il  piano di Trump “ Peace to Prosperity”,   i palestinesi  anche in questo  caso non avranno nessuna voce in capitolo.

E’ importante notare, comunque, che l’articolo 28 dell’accordo di coalizione menziona anche la volontà del governo di  mantenere gli accordi di pace preesistenti, indicando con ciò che Giordania ed Egitto potranno esercitare un’ influenza particolare  nelle decisioni in materia.

Per il Regno  hashemita di Giordania, paese che ospita  numerosi profughi palestinesi , l’annessione rischia di mettere in crisi il governo  e di forzarlo a riconsiderare il trattato di pace con Israele.  Lo stesso trattato  tra Israele ed Egitto rischia di essere messo a repentaglio. Inoltre, le azioni di Israele  sono destinate a compromettere  i rapporti  tra questo e i paesi democratici nel  mondo.

L’annessione unilaterale è illegale secondo il diritto  internazionale  e contravviene a tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU riguardanti il conflitto israelo-palestinese, particolarmente la risoluzione 2334 del dicembre 2016. Se portata a termine l’annessione significherà la fine della soluzione  “due popoli due stati”  e cancellerà  per i Palestinesi ogni  speranza di realizzare la propria autodeterminazione con metodi non violenti.

Inoltre in seguito all’annessione   Israele diventerà  uno stato che  esercita un controllo permanente  su milioni di abitanti palestinesi sul suo territorio,  privandoli peraltro  dei  più basilari diritti civili e politici;  ciò sarà  la  fine di  Israele come paese democratico così come lo conosciamo.  L’annessione non comporta solo la fine  delle aspirazioni  del popolo palestinese all’indipendenza,  ma anche dei valori fondanti dello stato di Israele   sanciti nella Dichiarazione di indipendenza del 1948.  Vi è anche il rischio di un’ondata di  delegittimazione di Israele e di ulteriori  episodi  di antisemitismo .  L’annessione metterà in pericolo  infine i rapporti tra Israele e gli ebrei progressisti nel mondo per i quali   le ragioni dei  diritti umani,  dell’uguaglianza e  della democrazia sono principi essenziali.

Invitiamo  tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Israele di unirsi a noi nel convincere  il governo ed il popolo di Israele che  il prezzo che Israele pagherà con  l’annessione sarà troppo alto, insopportabile.

Il Comitato di Coordinamento di J-Link

Un appello firmato da 50 organizzazioni di 17 paesi:

Ameinu Australie
Ameinu Canada
Ameinu États-Unis
Americans for Peace Now
Argentinos Amigos de PAZ AHORA
Amogos Brasileiros Do Paz Agora (Brésil)
Canadian Friends of Peace Now
Casa de Cultura (Uruguay)
Centro Progresista judio CPJ (Chili)
Centre Communautaire Laïc Juif (Belgique)
Cercle Martin Buber Genève (Suisse)
Gruppo Martin Buber- ebrei per la pace (Italie)
Habonim Dror North America
Habonim Dror Afrique du Sud
Hashomer Hatzair World Movement
J-AMLAT (Amérique latine)
JCall Europe
JCall Belgique
JCall France
JCall Italie
JCall Espagne
JCall Suisse
Jewish Democratic Initiative (Afrique du Sud)
Jewish Labor Committee (États-Unis)
Jewish Labour Movement (Royaume-Uni)
JSpace Canada
J Street (États-Unis)
La Paix Maintenant (France)
Llamamiento Argentino Judio (Argentine)
Meretz Argentine
Meretz France
Meretz UK
Meretz Uruguay
Mujeres activan por la paz (Argentine)
Netzer Afrique du Sud
New Israel Fund (Australie)
New Israel Fund (Autriche)
New Israel Fund (Canada)
New Israel Fund (Allemagne)
New Israel Fund (Royaume-Uni)
New Israel Fund (États-Unis)
New Israel Fund (Suisse)
Partners for Progressive Israel (États-Unis)
Policy Working Group (Israel)
Reconstructing Judaism (États-Unis)
Reconstructionist Rabbinical Association (États-Unis)
Smol Talk Mexico
Truah: The Rabbinic Call for Human Rights (États-Unis)
Union Jovenes judios Argentinos (Argentine) Yachad (Royaume-Uni)

Per adesioni o informazioni [email protected] e [email protected]

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J-link è una   rete internazionale che  comprende organizzazioni ebraiche attive negli Stati Uniti,   Canada,   paesi d’Europa, America Latina, Sud Africa e Australia. Insieme ad organizzazioni israeliane intendiamo cooperare per esprimere una voce comune in sostegno alla democrazia, al pluralismo religioso ed a una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese attraverso la creazione di uno stato palestinese accanto a Israele. Continuiamo a credere nei valori iscritti nella Dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele, che proclama Israele come  patria democratica del popolo ebraico che garantisce “la piena eguaglianza di di diritti politici e sociali dei suoi abitanti indipendentemente da religione, razza o sesso” .

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