L’appello di J-Link contro l’annessione : primi risultati

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Spinti da una spontanea consonanza di intenti, sotto l’egida di J-Link uno spettro di organizzazioni ebraiche progressiste, alcune importanti e con una solida storia alle spalle, altre più piccole – una minoranza nell’ebraismo mondiale ma una voce coesa di ebrei per i quali i valori fondanti sanciti dalla Dichiarazione di indipendenza dello stato di Israele sono essenziali – ha promosso un appello per un’azione comune di protesta contro il piano del governo di un’annessione unilaterale di parti della Cisgiordania (v. sotto).

L’appello rivolto in primis al mondo ebraico è stato sottoscritto da 50 organizzazioni sostenitrici dagli Stati Uniti al Canada, dall’Europa al Sudafrica, dall’America Latina all’Australia, e da molti individui in vari paesi. Ne abbiamo condiviso il contenuto con comunità e istituzioni ebraiche nei paesi rappresentati, ambasciate dello stato di Israele, Parlamenti e governi nazionali, e mezzi di informazione nell’auspicio che un forte appello collettivo – insieme all’azione di governi e istituzioni internazionali – potesse prevenire tali atti e preservare la possibilità di una soluzione “ a due stati” del conflitto.

Abbiamo lavorato duramente coordinati da un Comitato in perenne attività sul web – composto da un israeliano, un americano, un argentino, un italiano, una canadese, una sudafricana, pubblicando editoriali o lettere sulla stampa (da Haaretz a Le Monde, da le Temps svizzero a Repubblica, dal Forward americano al Jewish Chronicle britannico). Abbiamo organizzato incontri con diplomatici israeliani, con delegazioni composte variamente di membri delle associazioni ebraiche firmatarie o di altre solidali, rabbini conservative e reformed, intellettuali, a Parigi, Berlino, Oslo, Copenhagen, L’Aja, Madrid, Ottawa, Montreal, Toronto, Santiago, Mexico City, San Francisco, Los Angeles, Boston, New York, Chicago, Miami, Canberra. In alcuni casi le ambasciate hanno opposto un rifiuto.
In senso generale, e nel rispetto della confidenzialità ovvia in questa materia, ambasciatori e consoli hanno affermato, pur confessando la grande vaghezza di istruzioni e indicazioni da Israele, che :

a) l’annessione non è un fatto compiuto, né al primo luglio né in altra data per ora indefinita;

b) sarà un’annessione limitata, forse ad alcuni insediamenti prossimi alla Linea verde o a parti della valle del Giordano (di un’estensione inferiore al 30% circa della Cisgiordania prefigurato dal piano Trump);

c) l’opposizione della comunità internazionale, dei paesi arabi, in particolare della Giordania, dell’Europa e di componenti rilevanti del partito democratico americano, incluso il candidato Biden, non è stata irrilevante nel processo;

d) Israele si conforma tuttora ai principi di Oslo e alla soluzione “a due stati” (??!!);

e) l’Autorità palestinese dovrebbe accettare di riprendere il negoziato, mantenere la cooperazione in materia di sicurezza e controterrorismo con Israele, di recente interrotta con effetti avversi sugli stessi palestinesi;

f) lo status legale dei palestinesi “annessi” è del tutto imprecisato e ignoto quanto a diritti di cittadinanza e di voto, confisca di terreni, demolizioni di case e attività economiche.

Giogio Gomel

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