L’Unione europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 luglio nuove linee-guida secondo le
quali dal 2014 non un euro nella forma di doni, premi o altri strumenti finanziari erogati dalle
istituzioni dell’Unione europea potrà essere destinato a enti o società israeliane insediate nei
territori occupati, ovvero i territori al di la della Linea verde, comprese le alture del Golan e
Gerusalemme est. Questa decisione è coerente con la posizione europea di non riconoscere la
sovranità di Israele su quei territori.
Solo gli enti e le società israeliane con sede legale all’interno dei confini di Israele pre-1967
potranno continuare a beneficiare del sostegno finanziario europeo. Eccezione sarà fatta per le ONG
israeliane operanti nei territori o a Gerusalemme est, le cui attività riguardano la protezione di
residenti nei territori e la promozione del dialogo di pace in linea con la politica della UE.
L’Unione Europea, dopo aver per anni avvertito di agire in tal senso, è per la prima volta passata
all’azione. Se la tradizionale posizione di non sostenere progetti nei territori era attesa, la sua
formalizzazione in un quadro vincolante ha provocato forti reazioni in Israele; la sua attuazione avrà
effetti economici per ora difficili da valutare.
Sin dalla sua creazione, JCALL invoca la fine dell’occupazione e la creazione di uno stato
palestinese. JCALL non può che comprendere quindi la decisione dell’Unione europea, pur
valutando con preoccupazione, come tutti gli amici di Israele, il peggioramento delle relazioni fra
Israele stesso e la UE.
JCALL si è sempre opposta alle campagne di boicottaggio dirette contro Israele il cui reale
obiettivo è la delegittimazione di Israele con il pretesto della denuncia dell’occupazione.
E’ grave che per anni i governi di Israele non abbiano tenuto conto degli avvertimenti espressi
ripetutamente in tal senso dai rappresentanti europei. Le autorità israeliane farebbero un errore
fatale qualora pensassero di poter imporre impunemente l’occupazione della Cisgiordania e di
Gerusalemme est. Il tentativo americano di rilanciare la trattativa fra le parti, oggi in corso, è forse
l’ultima possibilità per Israele di preservare la soluzione a due stati, la sola che può assicurarne il
futuro come stato democratico con una maggioranza ebraica.