Distinguere fra lo stato di Israele e gli insediamenti israeliani nei territori occupati è un’esigenza irrinunciabile

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Mentre l’Amministrazione americana, attraverso le dichiarazioni del Segretario di stato Pompeo, dichiara che gli insediamenti israeliani nei territori occupati non sono “illegali”, Jcall – l’associazione di ebrei europei impegnata nel sostegno alla soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese  approva la sentenza della Corte di giustizia europea che conferma l’esigenza di etichettare le produzioni di tali insediamenti in modo corretto – non  come “made in Israel”.

La decisione americana, che non può alterare lo status di illegalità degli insediamenti in virtù del diritto internazionale e in misura significativa  anche sulla base della stessa legislazione israeliana, è l’ennesimo atto di sostegno di Trump a Netanyahu nel  tentativo di formare un governo con i partiti religiosi e della destra nazionalista, nonostante la sconfitta nelle elezioni di settembre e l’imminente messa in stato d’accusa sulla base di gravi capi di imputazione. Secondo altri, la decisione è un dono offerto alle correnti fondamentaliste cristiane in vista delle elezioni del 2020 negli Stati uniti.

In ogni caso, tale decisione come quelle relative all’annessione a Israele delle alture del Golan o del trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme non concorre  certamente a indurre le parti in causa a riprendere i  negoziati di pace interrotti ormai dal 2014.

 JCall Italia

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