JCall prende atto dell’ammissione della Palestina alle Nazioni Unite in qualità di Stato osservatore non-membro

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Di fronte al blocco dei negoziati israelo-palestinesi, numerosi paesi, tra i quali alcuni tra gli amici più fedeli di Israele, hanno deciso di sostenere l’iniziativa palestinese che, pur essendo unilaterale, risponde a una legittima aspirazione: il diritto a uno Stato sovrano e autosufficiente. JCall ritiene da sempre che l’unica via per giungere alla pace siano negoziati diretti tra Israele e Palestina. Tuttavia l’ammissione della Palestina all’ONU crea una situazione nuova che deve essere sfruttata in modo positivo. Innanzitutto, la soluzione dei due Stati, l’unica che può porre fine al conflitto, esce rafforzata poiché acquisisce un riconoscimento internazionale. Essa rappresenta una sconfitta per coloro che nei due schieramenti negano all’altro il diritto all’autodeterminazione, ivi compresi quelli che negano la legittimità dello Stato di Israele.
Si tratta inoltre di un successo politico dei moderati palestinesi e soprattutto di Mahmoud Abbas il quale ha chiaramente rinunciato alla violenza e ha, a più riprese, espresso la volontà di fondare uno Stato palestinese accanto a quello di Israele, non già al suo posto.
D’altra parte, JCall ritiene che questa nuova situazione crei degli obblighi per lo schieramento palestinese: in primo luogo, quello di ristabilire la sua autorità nella striscia di Gaza per porre fine al lancio di missili che non è mai cessato dopo lo sgombero del 2005; in secondo luogo quello di accettare di riprendere i negoziati con Israele senza condizioni preventive. In quest’ottica, JCall fa appello ai Palestinesi affinché rinuncino a qualsiasi tentazione di portare il conflitto davanti ad un tribunale internazionale. Un’azione legale contro lo Stato di Israele o i suoi dirigenti davanti al Tribunale Penale Internazionale distruggerebbe qualsiasi possibilità di negoziato.
Allo stesso tempo, JCall invita il governo israeliano a non utilizzare l’ammissione della Palestina all’ONU come pretesto per punire finanziariamente l’Autorità Palestinese e a non proseguire la politica di espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Misure di questo genere rafforzano inevitabilmente tutti coloro che vedono in Israele il solo responsabile del protrarsi del conflitto. Il prolungarsi dell’occupazione, in particolare, è all’origine del crescente isolamento internazionale di Israele e spiega in larga parte il sostegno di numerosi Stati all’iniziativa palestinese all’ONU.
JCall spera infine che l’ammissione della Palestina all’ONU sia solo la prima tappa verso la ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi. I parametri per la soluzione del conflitto sono noti a tutti: la creazione di uno Stato Palestinese sulla base dei confini del 1967 con scambio di territori accettato dalle due parti e soluzione negoziata della questione dei rifugiati. Spetta ai dirigenti politici israeliani e palestinesi dimostrare di essere all’altezza delle aspirazioni alla pace dei loro popoli. Il Presidente Abbas ha dichiarato di voler riprendere i negoziati appena terminata la fase dell’ammissione all’ONU. In occasione della recente visita a Parigi, il Primo Ministro Netanyahu si è dichiarato pronto a riprenderli “oggi”. È importante che entrambi mantengano la propria parola

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