COMUNICATO DI JCALL SULLE VIOLENZE ISRAELO-PALESTINESI
Nell’arco di tre giorni Hamas ha colpito Israele con un migliaio di razzi . Non più soltanto Sderot e Ashkelon ne sono oggetto ma anche Gerusalemme, le città sulla costa e nel centro del paese.
Il bilancio di vittime è tragico.
Ribadiamo in questa occasione il nostro sostegno a Israele e alla sua popolazione che Israele ha diritto di difendere.
Piangiamo anche le tante vittime civili palestinesi. Hamas come in passato usa la popolazione come scudi umani.
Quali le concause di questo orrore?
In primis, una reazione alle provocazioni di estremisti ebrei, sotto la spinta del partito di estrema destra, al fine di espellere dalle case di sheikh Jarrah a Gerusalemme est 13 famiglie palestinesi, discendenti di rifugiati che avevano abbandonato i loro beni nella parte ovest della città e che il governo giordano aveva ricollocato nel 1952 in case appartenute prima ad ebrei. Da tempo avevano luogo manifestazioni con la partecipazione di ebrei ed arabi per opporsi a tali espropri. La stessa Corte suprema di Israele ha per ora posposto una decisione in merito ai procedimenti di sfratto. Tali provocazioni hanno coinciso con il periodo del Ramadan. La polizia israeliana ha contribuito ad alimentare la rabbia dei palestinesi impedendo loro di radunarsi alla porta di Damasco alla fine del digiuno. Negli scontri gli agenti hanno inseguito i dimostranti fino alla Spianata delle moschee e all’interno di Al Aqsa. Arabi israeliani solidali con i dimostranti hanno cercato di raggiungere la città. Blocchi ed arresti hanno provocato ulteriori violenze in città come Lod e Acco dove si sono avuti atti di quasi guerra civile fra le due comunità, con sinagoghe e negozi dati alle fiamme e vittime. Immagini inusitate e dolorose in una nazione dove il lavoro congiunto di sanitari arabi ed ebrei ha permesso di debellare la pandemia.
Un secondo fattore è stata la decisione di Abu Mazen di rinviare le elezioni palestinesi. Hamas che i sondaggi davano come vincitore ha deciso di colpire Israele dimostrando sia la sua forza militare sia il sostegno alla causa dei palestinesi di Gerusalemme a differenza di Al Fatah.
Infine, tutto ciò avviene in un frangente in cui per la prima volta dal 1948 un partito arabo, il Raam, era sul punto di un accordo per un appoggio esterno ad un governo che avrebbe raggruppato i partiti all’opposizione di Netanyahu. Le violenze all’interno di Israele fra ebrei ed arabi e fra israeliani e palestinesi renderanno molto più ardua la formazione di tale coalizione. Quindi due vincitori : Netanyahu che potrebbe restare al vertice fino alla quinta tornata di elezioni nella speranza di conseguire una maggioranza e quindi l’immunità sul piano giudiziario e Hamas che otterrebbe una vittoria presso la società palestinese. Un’oggettiva alleanza fra i due vincitori che seguirebbe ad una politica condotta da Netanyahu che per anni ha scelto di rafforzare Hamas invece che il Fatah o l’Autorita palestinese con cui i negoziati sono interrotti da anni.
Occorre che le parti escano da questa logica di guerra che ogni qualche anno esplode, con perdite immani fra i civili, e che riprenda il negoziato. Gli israeliani devono potere essere retti da un governo nuovo il cui compito primario sarà quello di riconciliare arabi ed ebrei del paese. Un governo la cui composizione eterogenea, da destra e sinistra, renderà difficile una trattativa con i palestinesi , ma che possa almeno contenere le tensioni e favorire quel clima politico che i recenti accordi con alcuni paesi arabi avevano determinato nella regione.